giovedì 16 aprile 2015

Interviste sociali: cosa significa essere una brava assistente sociale per la dottoressa Chiara Biraghi

assistente sociale
La dottoressa Chiara Biraghi è un assistente sociale nata a Milano nel 1985, trasferita a Biella quasi adolescente.

Frequento il Liceo Socio Psico Pedagogico, ma al termine decido di non proseguire gli studi. Come tutti i neo diplomati faccio i lavori più disparati baby sitter – operatore call center, ripetizioni.
Nel 2006 decido di trasferirmi a Firenze, esperienza che mi permetterà di capire che è il momento di dare un senso alla mia vita. Torno a Biella e mi iscrivo al Corso di Laurea in Servizio Sociale, mi laureo nel 2011. 

Mi abilito nello stesso anno, faccio Servizio Civile, lavoro come Educatrice per una Cooperativa della mia città. Nel 2014 vengo eletta come Consigliere dell’Ordine Regionale degli Assistenti Sociali (di cui sono Referente per la Commissione Comunicazione) e nello stesso anno vengo ammessa ad un Master in “Competenze interculturali. Formazione per l’integrazione sociale”. Attualmente lavoro in un Servizio Sociale Territoriale.


Cosa l'ha spinta a intraprendere questo percorso professionale? 


Ad essere sincera il mio primo amore era la Filosofa, ma una volta tornata a Biella, dopo l’esperienza fiorentina, ho cercato di capire cosa intendevo realmente fare nella vita. Il Corso di Laurea in Servizio Sociale aveva un buon percorso di studi, compreso il tirocinio quello mi spinse ad intraprendere questa strada. Durante il percorso ho capito di aver fatto la scelta giusta, convinta di voler fare ed essere un’Assistente Sociale.


Dove trova la forza, il coraggio e la grinta per affrontare una lunga e faticosa giornata lavorativa?


Io la chiamo “fame”. Mi guardo attorno e posso e devo ritenermi fortunata. Sebbene da anni ho contratti precari e sono “a scadenza” ho sempre avuto modo di lavorare, qualche interruzione per via della tipologia di contratto, ma a parte un periodo di 6 mesi di disoccupazione, ho sempre avuto la possibilità di essere sul campo, di mantenere viva l’attenzione e la pratica. Questa è la forza che mi spinge ogni giorno, sebbene, non posso nasconderlo, la “scadenza” è fantasma che fa capolino e, talvolta, mi spaventa.



Cosa significa per lei essere una brava assistente sociale?


Significa essere “umana” e professionale, per me sono due elementi che vanno di pari passo. Umana perché, è ovvio, lavorando con persone è necessario mantenere la dimensione dell’umanità, dell’ascolto e dell’empatia. Tutto questo, però, non significa improvvisazione, ma bensì avere un metodo alle spalle, avere strumenti professionali ed una guida quotidiana, il Codice Deontologico. La nostra è una professione “delicata” avere un Codice che ci guida e che tutela il cittadino è una sicurezza da non dimenticare.

Un assistente sociale a Bari e non solo, fatica a trovare lavoro. Che consigli darebbe?


Non solo a Bari, questo è importante sottolinearlo. Anche in Piemonte ci sono difficoltà, come immagino in tutte le regioni italiane. E’ un dato di fatto e non va dimenticato, ma nonostante questo è fondamentale avere fiducia. Tanta fiducia. Essere mossi da passione, che brucia e ci porta a non demordere alla prima difficoltà. Al primo Concorso non vinto ed al primo colloquio andato “male”. Quella è esperienza. Ci permettere di capire come muoverci e cosa fare.
Perfezionare il CV, magari gestire meglio un colloquio, oppure migliorare la preparazione teorica per le prove di un concorso. Provare ogni strada, ovviamente, in base alle nostre possibilità sia economiche sia fisiche. Non mi sento di dire altro, ogni situazione è a sé e solo chi la vive può conoscerla.

Un suo sogno nel cassetto...


Aver reso felice mia mamma. Può sembrare una banalità, ma si merita di ricevere,  da parte mia, soddisfazioni. Spero di averla resa, e renderla ancora, orgogliosa di quello che sono e che faccio.



Ilaria Staffulani




1 commento:

  1. Come si fa a non volerti bene?Che la vita possa darti tutto quello che desideri....

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